Farsi capire tenendosi fuori dalla "convenzione" non figurativa: questo è il rapporto con la società contemporanea di Andrea Valere.
Egli è il testimone del suo tempo e quindi delle sue passioni senza costrizioni per falsarne i significati; in modo audace ma non
esagerato per arrivare alla totale libertà nell'arte, che come nella vita, è verità delle cose concrete, espresse però in piena simbiosi
con la propria espressività.
E la sua personalità creativa ed espressiva che si forma dalla pittura "classica" sfociante nella grande stagione artistica a cavallo
tra l'Ottocento e il Novecento, ci ricorda la grande lezione di Balla e gli intrecci culturali e tecnici tra l'impressionismo francese e
il divisionismo italiano con continue "esigenze" e aperture verso il simbolismo.
La sua mediterraneità solare è nella sbozzatura del dipinto, analogamente ampia e sintetica, dinamicamente "frullata" dallo
spezzettamento dei tratti luminosi e intensamente colorati, carichi di materia prorompente, vitale, guizzante, matteria pittorica quasi
prorompente; dunque linee, colore, tonalità generale, direi la struttura dell'impressione costituiscono un qualcosa che fa parte a se
e va giudicato amche in base alla rispondenza - o meno - col modello della natura, si tratta di tutto ciò che "rende" in termini di
aderenza e di giustezza l'atmosfera del momento dei luoghi che si vogliano evocare o esaltare.
Forte compare, quasi come contraddizione, il fondersi di motivi nettamente impressionisti con l'esaltazione dei valori luminosi e
cromatici nella forza della materia, e motivi anti impressionisti (ricerca di una nuova plasticità e spazialità, l'esaltazione del segno
energico e deciso); si tratta di una personalissima "fusione" di una "condizione culturale" tra dicotomia e dialettica, a lui trasmesso
da un Boccioni o in generale dal divisionismo italiano, intriso da un sentimento segantiniano di "inno alla natura" quasi religioso,
stracolmo però di solarità, con la materia pittorica accesa che ne identifica le radici vere della sua pittura mediterranea.
Linee, vibrazioni, pennellate fluttuanti, sono i segni di una pittura che abbia in se la forza suscitatrice della musica. La forma che
entra in simbiosi con i voli dell'anima. E poi c'è la sua grande occasione per il "mito" che però quasi per magia appena colto ed
espresso in modo tangibile interiormente, è subito trasmesso come ricordo e quasi completamente cancellato.
Il carattere essenziale che scaturisce da questi quadri non sta soltanto nel senso di distanza ispirato dall'ornamentazione del corpo,
quanto nella regressione narcisistica che stimola ed esalta tali e visibili energie formali: sono donne diventate icone del narcisismo
femminile, create dalla fantasia maschile proiettate in un attimo fuggente del reale, "serve" al mito che si fonde con l'attualità e la
quotidianità, e la nudità che a sua volta dopo il primo impatto erotico nel suo insieme rigoglioso di forma, intreccio e colore, ritorna
solo un elemento decorativo di un magnifico insieme creativo, quasi a mascherare il vero messaggio sociale,
che da un senso al suo amore mitologico
Basta violenza sulle donne -olio su tela- cm 360x180- Palazzo Campanella, Reggio Calabria
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